INSTABILE UNIVERSO
2017
concept, texts and graphic design:
Mali Weil
curators:
Denis Isaia
Federico Mazzonelli
with the support of:
MAG – Museo Alto Garda
PAT
Instabile Universo investigates the physical and narrative space of an exhibition.
Is it possible to parasitize the main narration of a catalogue, to insert a second one able to inspect the imponderable process of building of a meaning, within the discours that curators and exhibition are making?
To answer this question Mali Weil starts a personal investigation, a forensic process that instead of excluding, it considers the accidental, the serendipitous, the idiosyncratic that the inhabitants of the universe of the exhibition bring necessarily with them. Through interviews, inspections, researches within archives and mail exchanges, a crossed comparison of documents from the involved institutions and direct records of the preparation process, has been built a factual and at the same time highly unstable deposit of the exhibition-as-universe.
This is the very spot where the viewer establishes another kind of immaginative dialogue with the exhibition.
The inquiry shaped into a lexicon and its display has been the catalogue itself, cut into 2 halfs by a dossier with 24 entries and 5 appendices. The folder renegotiates some biographical events of the exhibition, contingencies and restrictions that curators and artists as well had to face, relationships among people, curators’ personal mythologies and the whole system of obsessions usually left out from the official narration frame.
An editorial form, therefore, that considers also a kind of performativity -like the entire Mali Weil’s research- since it has been generated by a performance (the investigation itself performed by Mali Weil), which claims for a new performative act: the new trajectory within the exhibition undertaken by the guest.
IT
Instabile universo indaga lo spazio fisico e narrativo intorno al “sistema mostra”.
È possibile parassitare la narrazione principale di un catalogo, per innestarne una seconda che esplori l’imponderabilità della produzione del senso nel discorso che curatore e mostra intendono fare?
Per rispondere a questa domanda Mali Weil avvia un’investigazione personale, un processo forense che invece di escludere, prende a propria materia l’incidentale, il serendipico e l’idiosincratico che gli abitanti dell’universo mostra portano inevitabilmente con sé. Attraverso interviste, sopralluoghi, ricerche negli archivi e negli scambi di mail, comparazione incrociata di documenti delle istituzioni coinvolte e registrazione diretta delle varie fasi di allestimento, si è costituito un depositato fattuale e insieme altamente instabile dell’universo mostra, che si è rivelato il punto su cui instaurare un altro piano di dialogo, personale ed immaginativo, con il visitatore.
L’indagine ha trovato forma in un lessico e il suo display nel catalogo stesso, tagliato in 2 metà da un fascicolo in 24 lemmi e 5 appendici, che rinegozia alcune vicende biografiche della mostra, vincoli e contingenze cui curatori e artisti fanno fronte, le relazioni tra le persone, le mitologie dei curatori, ovvero tutto quel sistema di ossessioni che di solito rimangono fuori dall’inquadratura della narrazione ufficiale.
Una forma editoriale, dunque, ma che contempla una performatività intrinseca come tutta la ricerca di Mali Weil, essendo generata da una performance (l’indagine stessa compiuta da MW) che invoca un nuovo atto performativo: la nuova traiettoria di attraversamento della mostra intrapresa dal visitatore.
THEORY
Instabile Universo carries on the research started with Art Coefficient, on immaginative relationships between contemporary art works and their viewers.
If within Art Coefficient the investigation focus on the relationship, close and intimate, between two subjects, with Instabile Universo the point of view widened until corresponding to the whole exhibition, and including a vast cast of characters. First of all curators, then artists, the museum -intended both as space and as institution- with its staff and all that elements help to make unstable and alive the balances of this peculiar cultural format.
Instabile Universo prosegue la ricerca avviata con Art Coefficient sul rapporto immaginativo tra l’opera d’arte contemporanea e il suo osservatore.
Se con Art Coefficient lo spazio indagato è quello intimo e ristretto di una relazione a due, in Instabile Universo il campo visivo si allarga fino a coincidere con l’“oggetto mostra”, comprendendo quindi un’ampio cast di attori, primi fra tutti i curatori, gli artisti, il museo -inteso sia come spazio che come istituzione- il suo personale e tutti gli elementi che contribuiscono a rendere instabile e vitali gli equilibri di questa specifica tipologia di formato culturale.
DAIMON
L’opera e il suo Visitatore. Il Visitatore e la sua opera. Come ogni storia d’amore la storia di questo incontro può essere narrata mille volte e sarà sempre un’altra storia.
Quello che mi piace delle mostre d’arte contemporanea è che ognuna è sempre un’altra mostra. Diversa da quella che il curatore credeva di allestire, da quella a cui l’artista pensava di partecipare e diversa da quella che io Visitatrice, mi immaginavo di vedere. Anche se poi torno a vederla, difficilmente riesco a ritrovarla. Al suo posto spesso ce n’è un’altra simile, complementare forse, ma comunque un’altra.
Instabile Universo è un’inchiesta sugli elementi, gli equilibri, gli azzardi che compongono una mostra. Questi elementi sono qui isolati e indagati, trattati come indizi in un procedimento forense che forse si rivelerà capace di raccontare qualcosa in più della semplice somma delle sue parti.
E comunque racconterà qualcosa che ora, mentre scrivo, non posso certo immaginare.
Estratto da Instabile Universo, Mali Weil. Progetto editoriale e performativo site specific per il catalogo Der Blitz